Casa Batlló è tra le massime espressioni del genio creativo di Antoni Gaudì e, dal 2005, dichiarata dall’ UNESCO patrimonio mondiale dell’umanità. Situata nel cuore dell’elegante Passeig de Gràcia, spicca vigorosamente tra le meno famose architetture della casa Amatller e casa Lleó Morera.
Il progetto di Casa Batlló nacque nel lontano 1904, quando Josep Batlló, altolocato industriale del settore tessile, propose a Gaudì l’arduo compito di ristrutturare un vecchio palazzo del 1875, acquistato per farne la dimora cittadina della famiglia Battlò. Sia la posizione, nei pressi delle più importanti architetture moderniste della zona, che le ridotte dimensioni della facciata e della superficie di base, rappresentarono una vera e propria sfida per l’architetto catalano.
L’intervento fu basato non solo su un ridisegno della facciata principale sul Passeig de Gràcia, ma anche di altri accorgimenti strutturali seguiti dall’ampliamento di alcune parti dell’edificio pre-esistente. Il risultato a noi noto, dopo quasi tre anni di lavori, è il frutto di un’incredibile sforzo immaginativo di Antoni Gaudì, arricchito da citazioni storiche e leggendarie tipicamente catalane, con l’impeccabile tocco artistico degli artigiani che collaborarono nelle decorazioni.
A prima vista, si percepiscono subito le diverse interpretazioni a cui l’architettura si presta. La maestria con la quale è stata applicata la tecnica del “trencadís” sui dischi di maiolica frammentata e sui vetri istoriati di diverse dimensioni e forme, dona alla facciata principale un insolito e gradevole gioco di riflessi e luminescenze che ricordano la superficie del mare ondulante. Quest’ultima interpretazione è stata felicemente ripresa dall’architetto Toyo Ito nella facciata del Suites Avenue (2009). Altra illustre interpretazione rimanda a le “Le Ninfee” di Claude Monet.
Al primo piano di Casa Battló, un grande balcone di pietra arenaria lascia intravedere il piano nobile, mentre i piani superiori mostrano balconi a forma dimaschera. In alto, una “squamosa pelle” di tegole di ceramica vetrificata, in perfetto dialogo con la famosa torre coronata da una croce a quattro bulbi, ricorda il dorso del drago della leggenda di Sant Jordi.
Molto suggestiva, infine, l’armonia cromatica del patio interno rivestito da piastrelle di ceramica di tonalità diversa, sfumata in altezza, dove, concedetemelo, si può intravedere un involontario avvalersi della futura Pixel art.